Intervista a Daniela Alibrandi, autrice del libro “Viaggio a Vienna”

Pubblicato da: Daniela Mazzone Categoria: Interviste Commenti: 0

In questo articolo intervistiamo Daniela Alibrandi, autrice del libro “Viaggio a Vienna“, nata a Roma e vissuta negli Stati Uniti. Nella vita professionale si è occupata, tra l’altro, di scambi culturali nell’ambito del Consiglio d’Europa e dell’Unione Europea. Alibrandi ha pubblicato numerosi romanzi, tre edizioni inglesi e un’antologia. Tra le altre sue pubblicazioni ricordiamo: Una morte sola non basta (Del Vecchio Editore), Delitti Postdatati (Ianieri Edizioni), Delitti fuori orario (Ianieri Edizioni), I Misteri del Vaso Etrusco (Edizioni Universo), Quelle strane ragazze, Nessun segno sulla neve (Edizioni Universo), Un’ombra sul fiume Merrimack, e l’antologia I doni della mente. I suoi scritti sono presenti nelle più importanti fiere del libro nazionali, come nella ribalta internazionale della Fiera Italiana dello Scrittore.

Gentile Daniela, grazie per il suo tempo prezioso. Siamo curiosi di sapere perché ha deciso di ambientare il suo romanzo a Vienna? Cosa l’ha ispirata?
Buongiorno a tutti. Devo dire che Vienna mi ha lasciato una sottile, intima nostalgia, a differenza di altre città che ho avuto il piacere di visitare e vivere. Ho goduto gli scenari mozzafiato di New York, il frastuono di Londra e di altre città europee. Ma Vienna, austera, ancora nobile, altera ma nello stesso tempo accogliente, penetrante, calda nei suoi eleganti locali e Wine bar, mi è entrata nell’animo.

I personaggi del libro potrebbero essere influenzati dalla bellezza e dalla storia di Vienna. Come ha reso il contesto urbano un elemento interattivo nella vita dei protagonisti? Inoltre, i protagonisti sono persone reali o sono personaggi completamente inventati?
Le ambientazioni nei miei romanzi assumono la stessa importanza dei personaggi. Ho prestato sempre molta attenzione ai luoghi dove far vivere la trama e la storia. E in questo caso i personaggi vengono ispirati dalla bellezza e dalla toccante grazia delle atmosfere viennesi, così come dal senso di imperscrutabile mistero che esprime la città. I protagonisti sono completamente frutto di fantasia, anche se nell’animo di ogni scrittore lo scrigno, dove racchiude esperienze e persone incontrate durante la vita, si riapre all’improvviso per impreziosire le trame.

Vienna è una città ricca di storia e cultura. In che modo ha integrato gli aspetti storici e culturali della città nella sua storia? Ha fatto delle visite in loco per raccogliere informazioni o ha fatto altre ricerche specifiche?
Quando vivo in una città, anche se per poco tempo, voglio conoscere il più possibile delle sue tradizioni e della storia. La cultura è sempre frutto della storia di un luogo e a Vienna la fusione delle tante contrastanti vicende di cui è stata protagonista è davvero palpabile. Durante la scrittura del romanzo, poi, mi sono documentata su alcuni aspetti che non ero riuscita ad approfondire in loco. Quando si scrive un libro è necessario ed essenziale che le notizie date siano esatte e che i personaggi siano coerenti.

Vienna è nota anche per la sua vivace scena letteraria e intellettuale. Ci sono stati autori viennesi o opere letterarie che l’hanno ispirata mentre scriveva il romanzo?
Il fermento culturale e letterario viennese, e austriaco in senso lato, offre una panoramica talmente ricca che è difficile poter scegliere. Tra i contemporanei apprezzo molto Alex Beer (Daniela Larcher), e Andreas Gruber, ma mi ha molto affascinato anche la poesia di Erich Fried, conoscendo ciò che è stata la sua vita. Così come gli scritti e la vita di Stephan Zweig. Pur ammirando questi e molti altri autori, non mi sono ispirata alle loro opere nella scrittura di Viaggio a Vienna, soprattutto perché l’ispirazione, che io definisco una carezza nell’anima, attinge dal mio mondo e dalle esperienze personali.

Qual è il luogo a Vienna che ha trovato più affascinante da descrivere e inserire nella trama?
Formulerei la domanda in altro modo: “Qual è il luogo di Vienna che non sia affascinante?” Scherzo naturalmente, ma ho trovato colmi di fascino numerosi scenari, che ho voluto descrivere nella trama. Ho vissuto a Vienna durante un inverno particolarmente rigido. Il Danubio era ghiacciato e sulla sua superficie si divertivano comitive di pattinatori, ho guidato di notte nel bosco viennese, illuminando il pelo argentato delle lepri che attraversavano improvvisamente la strada, ho visitato Schönbrunn e danzato sul ghiaccio della Fontana Bella, ho camminato tra i banchi del Naschmarkt al cui fermento ho dedicato un capitolo intero del romanzo. Potrei andare avanti per ore, descrivendo anche il fascino di anonimi angoli e minuscole piazze racchiuse dalle mura colorate di pittoreschi edifici.

C’è qualche aneddoto o esperienza personale legata alla città che ha incluso nel libro?
Sì, certamente. L’immagine della pianista giapponese che, a dieci gradi sotto zero, suona all’aperto, nel viale principale della Innere Staadt, è reale e mi ha profondamente emozionato. E ancora, come la protagonista del romanzo, sono stata ospite di un’azienda vinicola e ho dovuto adeguarmi al “rito”, ma non voglio aggiungere altro, è tutto da scoprire.

Come pensa che il contesto di Vienna abbia influenzato i personaggi e la trama del suo libro in modo diverso rispetto ad altre possibili ambientazioni?
Dalla sinossi del romanzo si evince che conosciamo la protagonista, una giornalista d’assalto, nel momento più difficile della sua vita, cioè mentre si trova nello stato clinico di coma. Al suo capezzale si alternano le persone che la amano e tentano di risvegliarla, ricordandole fatti salienti e persone importanti della sua vita. Uno stato di incoscienza, dove la realtà sfuma nel sogno e la luce squarcia le tenebre. Colori tenui si fondono nello stato onirico nel quale la sua mente torna sempre al suo viaggio a Vienna, perché lì si cela un mistero inconfessabile. Ed è proprio la voglia di indagare l’animo umano che solo Vienna poteva ispirarmi, con la sua anima palpitante e misteriosa, quella che mi ha mostrato durante gli indimenticabili giorni trascorsi nelle sue suggestive e segrete atmosfere.

La cucina viennese è famosa per le sue prelibatezze. Ha incluso alcuni piatti o ristoranti tipici nel libro? Se sì, quali e perché li ha scelti?
In effetti a Vienna si mangia molto bene, delle vere prelibatezze servite in modo superlativo, molte delle quali descritte nel romanzo. Nel ristorante che adesso occupa le scuderie di Schönbrunn ho gustato un indimenticabile salmone in crosta di patate. In uno dei localetti del Naschmarkt, invece, il Paprikalamm (agnello alla paprika) e del Gefullte Paprika (peperoni ripieni alla paprika). In un’altra zona, vicino alla chiesa San Francesco, un fantastico gulasch con patate. E poi La “Frau” wiener Schnitzel (cotoletta), ripassata due volte nell’uovo e servita con accanto la marmellata di mirtilli rossi (delizioso abbinamento), lo strudel con al lato un abbondante porzione di panna fresca. La Sachertorte e i tantissimi tipi di caffè con o senza panna, che si consumano negli eleganti locali, senza fretta, difficilmente al banco. Ci si siede, si ascolta la musica, si ordina al tavolo e ciò che viene servito insieme al caffè o al cappuccino non delude mai!

C’è un simbolo o un oggetto particolare di Vienna che ha scelto di inserire nella storia e che ha un significato speciale per i personaggi o il tema del romanzo?
Direi che c’è un’immagine, indelebile per me, che è senz’altro particolarmente significativa per i personaggi e per la trama del romanzo. Le due amiche, aiutate dal vetturino che sembra un personaggio d’epoca, scendono dalla carrozza che le ha condotte all’Hofburg. Fa freddo, il clima è gelido e loro, attraverso il vapore del respiro dei cavalli, scorgono l’immensità dei giardini imperiali. Un’immagine silenziosa e lenta, la cui allegoria si può comprendere solo leggendo il romanzo.

I luoghi segreti o meno conosciuti di Vienna possono offrire una prospettiva unica sulla città. Ha incluso qualche luogo meno turistico o poco noto nel suo libro?
Sì, ho descritto le zone periferiche di Vienna “fuori sfilavano i paesaggi brulli dei quartieri che, tutti uguali, risultavano tristemente impersonali nella luce grigia di quel mattino”… e ancora: “Lo scenario, che tanto ricordava i quartieri periferici di Berlino o le zone decentrate di Mosca, cambiò gradualmente…”.

Due parole su questo romanzo:
“Viaggio a Vienna” sarebbe dovuto uscire, per Morellini Editore, l’11 marzo 2020. Peccato che coincidesse con l’inizio del lock down. Tutte le uscite di quei giorni vennero rimandate a data da destinarsi. Nella tragedia generale quello fu un dispiacere tutto mio e nei mesi successivi pensai che il libro sarebbe stato uno di quei figli che non riescono a vedere la luce. Ma l’editore è stato determinato e lo ha pubblicato poco tempo dopo, nel mese di ottobre 2020. La pandemia però ancora infuriava, non fu possibile organizzare presentazioni. Ciononostante il romanzo ottenne l’attenzione dei media. Venne ospitato a Incontri d’autore di Rai Radio 1, se ne parlò nella Hit Parade del Tg2 nazionale e in trasmissioni di altre emittenti, come Radio Bruno Brescia che dedicò al libro una puntata di Non posso vivere senza libri. Il settimanale Mio, a tiratura nazionale, dedicò un articolo al romanzo, così come il periodico Rai Nuova Armonia. Ma il successo doveva ancora arrivare. I circoli letterari italiani, infatti hanno definito “Viaggio a Vienna” uno dei più bei libri del 2020 e il romanzo è stato inserito nel Torneo Robinson di Repubblica 2021.

Video: Daniela Alibrandi presenta “Viaggio a Vienna”

Condividi questo post